Editoriale Movimento Diritti

Glossario Femminista: definiamo il patriarcato

Cat calling

Benvenute al nostro nuovo appuntamento con il “GLOSSARIO FEMMINISTA: DEFINIAMO IL PATRIARCATO”.

Oggi parliamo di CAT CALLING (per i fanatici dell’italiano «molestie da strada»).

Di recente uno dei temi più dibattuti sui social network è stato quello delle molestie da strada, il cosiddetto fenomeno del “Catcalling”, termine coniato dall’Accademia della Crusca nel 2013 allo scopo di identificare tutta quella serie di atteggiamenti vessatori e violenze verbali, perpetrati dagli uomini nei confronti delle donne quando sono per strada.

Tali condotte sono conducibili principalmente in molestie sessuali, strombazzi, fischi, palpeggiamenti, avance sessuali persistenti e palpeggiamenti da parte di estranei in luoghi prettamente pubblici come strade, mezzi di traporto, centri commerciali o parchi.

Il gruppo statunitense anti-molestie “Hollaback!” in collaborazione con la Cornell University, ha condotto uno studio su scala internazionale incentrato sull’età della prima esperienza di catcalling, sui cambiamenti comportamentali delle vittime conseguenti alle molestie e sull’impatto emotivo di questo fenomeno. L’indagine, che ha coinvolto 22 Paesi, ha mostrato che in media l’84% delle donne intervistate (che sono state complessivamente 16.600) ha subìto molestie da strada prima dei 17 anni. Si tratta di un dato preoccupante perché ricevere attenzioni non gradite in età adolescenziale incide pesantemente sulla crescita e sullo sviluppo della persona. Per quanto riguarda l’impatto emotivo, la ricerca ha poi mostrato che ad accomunare le vittime di molestie da strada sono da un lato la rabbia, dall’altro un sentimento di umiliazione. Nel caso dell’Italia, tra i Paesi presi in esame, è emersa la più alta percentuale di donne che hanno scelto di cambiare strada per tornare a casa dopo aver subito episodi di catcalling.

Tali condotte disdicevoli, derivano per lo più da una cultura sessista, arretrata e patriarcale. Nonostante si tratti di un fenomeno ampiamente riconosciuto e in alcuni paesi anche perseguibile per legge, alcuni tendono ancora a concepire il catcalling come un “complimento”, privando così tale malcostume della sua connotazione violenta. In Francia è reato dal 2018 (750 euro), così come in Perù, in diversi stati degli Usa, Belgio e Portogallo. In Italia, tale reato non è stato ancora disciplinato, ma potrebbe essere accostato alla fattispecie di reato 660 cp, ovvero al reato di molestia e disturbo alle persone.

Il Catcalling si delinea all’interno di quella che alcuni studiosi definiscono “cultura dello stupro” o “rape culture”, ossia tutta quella serie di atteggiamenti, norme e pratiche sociali che tendono a minimizzare e ad incoraggiare lo stupro e altre forme di violenza sulle donne. Tra gli esempi più tipici abbiamo la colpevolizzazione della vittima, lo slut shaming (colpevolizzazione delle donne che hanno una condotta sessuale promiscua) e l’oggettivazione sessuale, atti strettamente correlati oltre che ad una cultura fortemente misogina, anche al ruolo di genere che limita fortemente la manifestazione delle libertà femminili, attraverso una serie di codici comportamentali che riproducono il controllo del corpo maschile su quello femminile.

AFFERMAZIONI PIÙ GETTONATE

«Sono solo complimenti!»

NO. Nella maggior parte dei casi, queste molestie, causano nella vittima una sensazione di disagio così prominente da invogliarla addirittura a cambiare abitudini, abbigliamento o lo stile di vita. Ciò che rappresenta una limitazione alla propria libertà non può essere considerato un complimento. È inoltre, solo chi lo riceve a poter stabilire se si tratti o meno di una lusinga. Ora, facciamo una piccola distinzione a cui, dopotutto, potrebbe arrivarci chiunque. Se un ragazzo mi vede e mi dice “sei bellissima” o “sei bella” o “mi piacciono i tuoi capelli”, sono dei complimenti e sono apprezzati, sebbene non propriamente necessari. Se un uomo mi urla dalla macchina “abbella beato chi ti monta”, non è un complimento e non è apprezzato. Stesso discorso vale per un uomo che dalla macchina ci domanda “quanto prendi a botta”? (parlo per esperienza diretta) poiché allude alla prostituzione e all’oggettivazione sessuale.

«Sei esagerata, sei una pazza a non accettare gli apprezzamenti!»

NO. Ignorare l’impatto emotivo che un comportamento può avere su una persona è una forma di violenza. Il Catcalling viene perpetrato per sancire la propria superiorità verso chi lo subisce, visto che esistono approcci ben diversi e sicuramente più efficaci e rispettosi di una molestia.

«Ad alcune donne fa piacere»

Ciò non implica che a tutte le donne faccia piacere. Alcune sono totalmente inconsapevoli che l’uomo, all’interno di una società etero-patriarcale, eserciti un potere maggiore rispetto ad una donna. Tale potere può rivelarsi irreversibilmente manipolatorio ed è normale che una forma di sopraffazione labile come il catcalling possa essere intesa ed interpretata come un atto di cavalleria.

«Il catcalling c’è sempre stato»

Così come i genocidi, il terrorismo, la mafia e una lunga serie di fenomeni, la cui longevità non dà comunque loro ragione di esistere. Occorre cambiare radicalmente la cultura per ristabilire un equilibrio di potere tra i sessi. Il fatto che tali atteggiamenti in passato siano stati apprezzati non implica che le nuove generazioni debbano continuare a farlo.

«Non vi si può dire nulla»

Questa è un’altra delle affermazioni più comuni quando una ragazza si lamenta di un uomo che magari, ha appena commentato in maniera poco gentile il suo sedere per strada. Attualmente il problema non è che non ci si può dire nulla, perché chiunque è libero di parlare con chi vuole, tuttavia portando alle persone il rispetto che meritano e soprattutto non prendendosi una confidenza non concessa. Un “sei molto bella” detto con un sorriso gentile, va bene. Un “che culo!” urlato dal finestrino di un’auto, no.

«Non tutti gli uomini sono così»

L’auto-assolvimento è una pratica piuttosto comune tra i propinatori di violenza. Il “not all men” serve, di fatto, a spostare l’attenzione dal dramma della vittima, al carnefice, autore del misfatto. In tal maniera, si alimenta nella vittima uno stato di disagio e non si argina il problema.

È appurato che il cat calling venga perpetrato maggiormente quando la vittima non è in compagnia di un uomo. Se hai un ragazzo accanto a te, che sia un amico o che sia un fidanzato, non vieni minimamente guardata, questo per testimoniare che molti di questi uomini che praticano la molestia di strada sono anche sostenitori dell’idea che la donna rappresenti un oggetto e che pertanto, vada rispettata solo qualora essa appartenga già a qualcuno. Una donna solitaria, autonoma e indipendente assume potere: di conseguenza, il catcalling viene giustificato da una lunga serie di disquisizioni del tipo «te la sei cercata», «hai la gonna troppo corta», «hai il seno scoperto», «eri sola», «eri al buio», affermazioni che sfociano inesorabilmente in quel fenomeno socialmente riconosciuto come «Victim blaming» o «colpevolizzazione della vittima».


CATCALLING: COME REAGIRE.

Generalmente, quello che si consiglia maggiormente è proprio l’indifferenza, perché più si tende ad ignorare il catcaller, più si alimenterà in lui uno stato di rabbia e frustrazione. Tuttavia, se sei una di quelle persone che proprio non riesce a ignorare, puoi usare qualche strategia per riuscire a disinnescare il suo esercizio di potere.

Se ti trovi in una strada isolata e magari anche buia, evita di rispondere. È molto triste da dire, ma è meglio non rischiare che quell’uomo la prenda come una sfida e decida di scendere dall’auto e trasformare una molestia verbale in una violenza sessuale. Se invece la situazione te lo permette e sei circondata da molte persone, prova a rispondere.

Prima di tutto, però, devi mostrarti sicura di te. Le frasi balbettate farebbero solo ridere quegli uomini che si credono invincibili, per cui se non ti senti sicura (ed è assolutamente normale) continua a camminare ignorando le sue parole, si stancherà e continuerà il suo percorso.

Se un uomo ti fa complimenti molto insistenti, se sembra proprio non volerti lasciare in pace, tu fallo stare zitto con queste frasi:

«Non sei alla mia altezza»

Apparentemente può sembrare crudele, ma sarà così arrabbiato che continuerà a guidare e probabilmente ripenserà alla tua risposta per tutto il giorno.

«Ma ha mai funzionato con qualcuna?»

Questa invece minerà al suo orgoglio, perché le probabilità che qualcuna ci sia realmente stata sono davvero molto basse, se non addirittura pari a zero.

«Tua madre sa che dici queste cose?»

Il punto debole di questi uomini sono sempre le mamme, pertanto provate a tirarle in ballo, ovviamente senza offenderle mediante l’utilizzo di espressioni sessiste totalmente inappropriate.

Ultimo consiglio; ricorda sempre di camminare a testa alta e di non vergognarti. È difficile e in alcune occasioni potresti pensare che c’è qualcosa che non va nel tuo outfit perché se avessi indossato qualcosa di largo non sarebbe successo, ma non hai fatto niente di sbagliato. Sei la vittima, ciò non implica che tu sia destinata a subire.


Adesso esci, indossa il vestito più bello che hai, e non avere paura del catcalling.

E tu? Sei mai stata vittima di molestie da strada? Raccontaci la tua esperienza.

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