
Glossario Femminista: definiamo il patriarcato
Capofamiglia
Benvenute al nostro nuovo appuntamento con il “GLOSSARIO FEMMINISTA: DEFINIAMO IL PATRIARCATO”.
Oggi parleremo di CAPOFAMIGLIA.
Il capofamiglia è il membro del nucleo familiare cui si riconosce giuridicamente e socialmente autorità sugli altri membri. In diverse società, questo ruolo spetta e spettava al marito-padre; esattamente come in Italia, paese nel quale il capofamiglia è sempre stato riconosciuto come l’uomo del nucleo, cui si attribuiva patria potestà e potestà maritale, conferendo il ruolo alla donna solo in assenza del marito. Ciò sanciva ineluttabilmente la condizione di superiorità e il ruolo predominante dell’uomo rispetto alla donna: di fatto, secondo la potestà maritale, l’uomo aveva il diritto di impartire ordini e divieti alla moglie, come anche quello di punirla.
L’evoluzione dei costumi verificatasi nel XX secolo ha indotto molti paesi a rivedere il proprio diritto di famiglia sostituendo alla preminenza del marito – condizione ormai obsoleta per diversi paesi – la parità tra i coniugi. Tale processo, peraltro, si è svolto con tempi e gradi diversi nei vari ordinamenti: in un primo momento, sopprimendo il concetto di potestà maritale ed in un secondo luogo, introducendo quello di potestà genitoriale attribuita ad entrambi i genitori. Il primo paese ad avvalorare l’equità all’interno del diritto di famiglia, fu proprio la Francia nel 1970.
In Italia la norma contenuta nell’art. 144 del Codice civile, che attribuiva al marito il titolo di capofamiglia (il cosiddetto “pater familias”) è stata abrogata dalla legge 19 maggio 1975, n. 151 (Riforma del diritto di famiglia); in un primo tempo la qualifica di capofamiglia era stata mantenuta ai soli fini anagrafici, ma è stata soppressa anche in quest’ambito dal nuovo regolamento anagrafico approvato con D.P.R. 30 maggio 1989, n. 223, i cui articoli 6 e 21 prevedono la figura del responsabile delle dichiarazioni anagrafiche e dell’intestatario della scheda di famiglia. In Svizzera l’art. 331 del Codice civile parla ancora di capofamiglia, senza però precisare a chi è attribuito il ruolo; peraltro, la disciplina dei rapporti familiari è ora improntata alla parità tra i coniugi.
In sociologia, in antropologia e in economia, il termine capofamiglia viene sovente utilizzato per indicare il membro della famiglia il cui lavoro all’esterno rappresenta la principale fonte di reddito familiare. L’uso del termine non è affatto casuale poiché nelle antiche società occidentali, era il marito a provvedere al sostentamento familiare; la moglie, al contrario, non lavorava fuori dall’ambito domestico e nel caso in cui si prestasse a dei piccoli impieghi all’esterno, essi non rappresentavano comunque la principale fonte di reddito.
Grazie all’evoluzione dei costumi e alle innumerevoli lotte femministe, il lavoro delle donne fuori dagli schemi familiari è sempre più diffuso: sono sempre più frequenti, infatti, i casi in cui i redditi percepiti dei due coniugi siano più o meno equivalenti. Nonostante il divario salariale e il gender cap sono inoltre diffusi modelli familiari diversi da quelli tradizionali, come la famiglia monoparentale, nella quale il lavoro del solo genitore – anche donna – finisce per essere l’unica fonte di reddito familiare. Utilizzare oggigiorno la parola “capofamiglia” è abbastanza invalidante poiché invoglia a pensare all’uomo come ad un membro adibito all’esercizio di potere, facendo trasparire una tradizione culturale ferma almeno a 40 anni fa. Non solo perché, come abbiamo detto, non esiste più questo concetto giuridico fallocentrico legato al marito/padre, ma anche perché, l’uomo può anche non rappresentare la principale fonte di reddito del nucleo familiare.
Usare la parola capofamiglia per un uomo solo in quanto uomo, in quanto marito, in quanto padre, tralasciando i cambiamenti del codice civile e manipolando il significato economico-sociale del termine, dovrebbe farci rendere conto di quanto queste strutture patriarcali retrograde ed apparentemente superate, siano ancora vive e comunichino con le masse tramite i più noti mezzi di informazione.


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