Editoriale Movimento Diritti

Glossario Femminista: definiamo il patriarcato

Bullismo

Benvenute al nuovo appuntamento settimanale con la rubrica “GLOSSARIO FEMMINISTA: DEFINIAMO IL PATRIARCATO”.

Oggi parleremo di BULLISMO.

Cos’è il bullismo?

“Bullismo” deriva dall’inglese “bull” che significa “toro” e dal verbo “to bully”, ovvero “intimidare, opprimere e prevaricare qualcuno”. Con tale termine, si indica tendenzialmente un tipo di condotta violenta o aggressiva reiterata nel tempo da un singolo o da un gruppo nei confronti di persone percepite dal soggetto perpetrante come più deboli. Essendo un fenomeno sociale prettamente deviante e pertanto anche oggetto di studio tra gli esperti di materie sociali e psicologiche, esso viene generalmente inquadrato nell’età scolare, tuttavia, rappresenta in realtà una dinamica largamente più vasta che può verificarsi anche in altri contesti riservati ai più giovani. Il bullismo è di fatto, una manifestazione culturale che funge da specchio ad una società nella quali i valori dominanti sono quelli della sopraffazione e dell’arbitrio del più forte sul più debole; valori che lasciano trasparire uno slogan forte e chiaro: “puoi usare la violenza per risolvere ogni conflitto interpersonale e per ottenere tutto ciò che in maniera bonaria non otterresti”.

Generalmente, quando si pensiamo al bullismo siamo soliti soffermarci su quelle che sono le prepotenze e le prevaricazioni aggressive perpetrate al livello fisico e quindi mediante botte, calci, pugni etc. D’altro canto in questi casi, la violenza è ben visibile e pertanto, anche facilmente dimostrabile, rispetto ad una qualunque altra forma di prevaricazione. Tuttavia, il bullismo può includere una vasta gamma di comportamenti diretti, finalizzati ad umiliare, ferire ed emarginare la vittima. Oltre alla violenza fisica, abbiamo infatti gli attacchi verbali, offese, derisioni, discriminazioni, plagio e comportamenti indiretti, finalizzati ad ottenere l’emarginazione della vittima, isolandola e mettendo in evidenza le sue caratteristiche fisiche o persino le sue capacità intellettuali.

Caratteristiche del bullismo
I principali aspetti che permettono di definire un episodio di violenza come bullismo sono:

  • l’intenzionalità ossia il desiderio perverso del bullo di arrecare danni alla vittima;
  • la persistenza degli atti dei bulli che possono perdurare per settimane, mesi o anni;
  • l’asimmetria ovvero lo squilibrio di potere che intercorre tra chi compie l’azione e chi la subisce;
  • la vulnerabilità della vittima, la quale il più delle volte non è in grado di difendersi e si rifiuta di denunciare gli episodi per paura di possibili ritorsioni.

Il fenomeno del bullismo si colloca oltre la dinamica della diade bullo-vittima. Si possono infatti individuare altri “attori” coinvolti: gli aiutanti del bullo e gli spettatori che assistono alla violenza e con la loro omertà e le loro condotte discutibili, possono fomentare o frenare la messa in atto, guardandosi bene dall’intervenire onde evitare di diventare a loro volta delle vittime. Per questo il bullismo può essere identificato come un fenomeno di gruppo.

A tal proposito, è indispensabile apportare una netta differenziazione tra bullismo diretto e bullismo indiretto.

BULLISMO DIRETTO

Nel bullismo diretto i comportamenti di natura vessatoria, siano essi di natura fisica che psicologica, vengono attuati dal bullo verso la vittima e i suoi oggetti di proprietà in maniera rettilinea e quindi, senza l’ausilio di intermediari.

BULLISMO INDIRETTO

Più difficile da individuare, ma non meno pericoloso, il bullismo indiretto viene attuato favorendo l’esclusione della vittima da un gruppo e la diffusione di pettegolezzi e calunnie riguardanti la vittima.
Inquadrare il fenomeno nel suo complesso è fondamentale per comprenderne le dinamiche ed in un secondo momento, riuscire a prevenirlo. Gli esperti evidenziano di fatto quattro tipologie di bullismo:

Bullismo fisico


Il carnefice colpisce la vittima in maniera diretta, avvalendosi di un processo sistematico d’azione che comprende i seguenti atti:

  • spingere, picchiare e strattonare la vittima;
  • rubare oggetti di proprietà della vittima o distruggerli intenzionalmente.

Bullismo verbale


È una delle forme più comuni di bullismo e comprende:

  • sparlare di qualcuno, diffondendo voci false sul suo conto;
  • urlare verso qualcuno, utilizzo di toni scortesi;
  • deridere la vittima, mediante l’utilizzo di nomignoli:
  • minacciare la vittima
  • insulti.

Bullismo relazionale

Utilizza la relazione per colpire la vittima attraverso l’esclusione sociale da un gruppo e si può manifestare mediante sussurri o sguardi, o dando le spalle alla vittima. A dispetto delle altre forme di bullismo, quello relazionale può durare molto tempo, prima di essere identificato dall’esterno.

Cyberbullismo

Sfrutta l’immediatezza della rete per perpetrare atti di molestia tramite mezzi elettronici, ma di questo parleremo in maniera più dettagliata nelle prossime puntate del glossario.

CHI è IL BULLO?

Il bullo è colui/colei che attua violenza nei confronti di un soggetto potenzialmente debole. Sebbene la ricerca psico-sociale sia viziata dalla convinzione che il bullo abbia una personalità tendenzialmente ansiosa ed insicura, alcuni studi hanno messo in luce la non veridicità di tali congetture. Di fatto, il bullo non solo è una persona molto sicura di sé, ma spesso trae le proprie sicurezze grazie all’esercizio perverso del suo potere. Spesso il bullo è ammirato e cercato dai suoi compagni, i quali rintracciano in lui un punto di riferimento determinante. Per ciò che concerne l’ambito familiare, la ricerca ha evidenziato anche qui la medesima ambivalenza: se da un lato, infatti, il bullo può provenire da una famiglia che non ha fornito un ambiente affettivamente accogliente per la crescita, utilizzando modalità educative prevalentemente punitive, dall’altro abbiamo un contesto familiare totalmente permissivo, caratterizzato da uno stile interattivo poco autorevole e quindi incapace di fornire dei limiti ai comportamenti tendenzialmente aggressivi dei propri figli.

La principale caratteristica comune dei bulli è il comportamento aggressivo verso gli altri, che siano coetanei o adulti. In secondo luogo, abbiamo un evidente bisogno di dominio espletato attraverso l’impulsività, alta autostima e scarsa empatia. Essi considerano la violenza e l’aggressività come un qualcosa di positivo. Esiste un sottogruppo tra i bulli, definiti bulli passivi, identificabili con i soggetti che assistono all’episodio senza prendere alcuna iniziativa. A differenza del capobranco, sono spesso molto insicuri e ansiosi, ma a dispetto di ciò provano piacere nell’arrecare dolore alla vittima anche solo assistendo alla messa in atto.

CHI è LA VITTIMA?

La vittima è colei che subisce violenza da parte del bullo. Generalmente ha una bassa propensione alla violenza e cercherà di fare il possibile per evitarla. Fisicamente è meno forte del bullo e spesso il suo rendimento scolastico è al di sopra della norma. Caratterialmente è piuttosto sensibile e a differenza del bullo, ha una buona capacità di comunicazione. Può accadere che spesso, la vittima fatichi ad integrarsi all’interno di un gruppo: ciò può accadere a causa di svariate peculiarità rintracciate dal bullo, come la diversità culturale, etnica, fisica (derisioni del corpo o di caratteristiche corporee), caratteriale, intellettiva etc. Tutte queste peculiarità sono accomunate da un unico fattore: essere irrilevanti. Pur costituendo una buona fetta di quella che il bullo identifica come “debolezza”, le caratteristiche della vittima sono il più delle volte delle scuse che il bullo utilizza per scaricare la propria aggressività (es: se la scusa è quella di essere grassi, dimagrire non farà alcuna differenza poiché il bullo troverà sempre un qualunque altro pretesto per perpetuare le proprie violenze).

BULLISMO E PATRIARCATO

È innegabile che il bullismo sia un fenomeno rappresenti a tutti gli effetti un fenomeno di carattere trasversale, in quanto sia maschi che femmine risultano esserne autori; gli uomini per ciò che concerne le aggressioni, le donne prevalentemente nell’area relazionale. Tuttavia (e qui, vedo già arrivare una moltitudine di reazioni divertite, sempre per rimanere in tema di bullismo) è rintracciabile anche in questo fenomeno una componente di natura patriarcale, poiché rappresenta di fatto una manifestazione labile della propria identità di genere. Gli uomini lo perpetrano per esibire la propria mascolinità senza trovarsi costretti ad affrontare la fatica laboriosa di ricostruirla, mentre le donne, le quali prediligono, attraverso un sistema graduale, meccanismi di violenza psicologica abbastanza evidenti, tendono a mettersi in scena incarnando un modello di femminilità socialmente accettato. Modelli che pur variando a seconda dell’età, del contesto geografico e dell’orientamento sessuale, mettono in atto le asimmetrie di genere e le medesime dinamiche del sistema patriarcale: una ragazza sovrappeso verrà bullizzata poiché il suo aspetto non è conforme allo stereotipo della ragazza magra, così allo stesso modo un ragazzo tendenzialmente sensibile ed empatico sarà deriso per la sua indole non concordante con quello che socialmente ci si aspetta da un uomo, ossia forza, virilità, violenza e assenza di empatia.

CONSEGUENZE DEL BULLISMO

L’essere, o l’essere stati vittime di bullismo ha una serie di conseguenze psicologiche negative. Possono presentarsi disturbi dell’umore, tendenza all’isolamento, calo dell’autostima, disturbi nel sonno o la comparsa di una serie di disturbi psicosomatici (ad es. mal di testa etc). L’essere stati oggetto di bullismo è inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo di una serie di disturbi psichiatrici, tra cui disturbi alimentari, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e dismorfofobia.


PREVENIRE IL BULLISMO

La strategia migliore per combattere il bullismo è la prevenzione, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di disanimare sul nascere i meccanismi di prevaricazione e prepotenza. La scuola è il primo luogo di relazioni sociali per i bambini e, in virtù del suo ruolo educativo, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire il bullismo, come promuovere la conoscenza reciproca, favorire l’autostima dei ragazzi, insegnare l’apertura verso la diversità e il rispetto degli altri, insegnare ad affrontare i conflitti invece di negarli e rieducare alla parità di genere. Riconoscere il bullismo non è sempre facile. Da parte di insegnanti e genitori sono necessari ascolto ed osservazione dei ragazzi. Più il tempo passa, più i ruoli si definiscono e le conseguenze diventano dannose. Contro il bullismo si dovrebbero attivare sia la scuola che la famiglia: è importante che genitori e insegnanti comunichino tra loro e si metta in atto un intervento condiviso e coerente. Se un genitore ha il sospetto che il proprio figlio sia vittima o autore di episodi di bullismo, la prima cosa da fare è parlare e confrontarsi con gli insegnanti. Viceversa, se è un insegnante ad accorgersi di atti di bullismo, dovrebbe convocare i genitori, sia del bullo che della vittima, e organizzare insieme una strategia condivisa per porre fine alle prevaricazioni.

E voi? Siete mai state vittime di bullismo? Avete mai assistito ad un episodio di bullismo? Raccontate le vostre esperienze.

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